Ischia, un’isola vasta come un continente

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Il poeta e critico d’arte romano Libero de Libero scrisse di Ischia che è un’ ”isola vasta come un continente”. Questa citazione dovrebbe bastare da sola a rassicurare scettici e  indecisi su cosa fare ad Ischia.
La più bella delle isole flegree è grande da tutti i punti di vista: per territorio, storia, cultura, tradizioni popolari, terme. Ben sei i comuni ciascuno, addirittura, con il proprio dialetto, che a Forio e Serrara Fontana diventa particolarmente “oscuro” con un mix di inflessioni sicule (greco dorico), spagnole (aragonesi), francesi (angioine) che ha pochi raffronti nel Sud Italia. Per non dire delle sue contrade: chi è interessato a capire cos’è l’architettura mediterranea di Ischia, quell’incastro di sopraelevazioni e abitazioni dai tenui colori pastello, non può esimersi dal visitare iborghi di Sant’Angelo, Ischia Ponte, o il centro storico di Forio con il suo intricato sistema di vicoli.
Giorgio Buchner, l’archeologo che rivoluzionò gli studi della Magna Grecia era solito ripetere che ancora oggi “quando scriviamo la L, con l’asta breve in basso, e usiamo il segno X per esprimere il suono ics, documentiamo inconsciamente che la scrittura oggi in tutto il mondo occidentale, deriva da quella adoperata a Pithecusa nell’VIII secolo a. C.”. Pithecusa è l’antico nome con cui ribattezzarono Ischia i primi coloni greci che l’abitarono. Soprattutto, Pithecusa fu la prima colonia della Magna Grecia, senza la quale la ceramica, la coltivazione dell’olio, della vite, sarebbero arrivate in Italia e nel Mediterraneo molto più tardi di quanto invece non avvenne.
E a proposito di vino, ancora oggi fa un certo effetto leggere dell’incredulità del filosofo irlandese George Berkeley – padre dell’empirismo inglese cui è stata intitolata una famosissima università americana – che, nel 1717, si meravigliava come in un’isola, non sulla terraferma, si producessero annualmente la bellezza di 60.000 botti di nettare degli dei.

SanFrancescoL’isola è importante anche per le sue testimonianze di religiosità popolare. Ogni vicolo, ogni piazza, ogni strada è piena di chiese, edicole votive, cappelle che, sul piano della fede, sono altrettante tracce del profondo attaccamento popolare ai simboli e ai segni della civiltà cattolica. Il Capodanno a Ischia poi, è interamente scandito da quelli che gli antropologi chiamano riti augurali, propiziatori, apotropaici, che toccano il loro culmine nella colorata e rumorosa esplosione dei mortaretti allo scoccare della mezzanotte. Rumore e fuoco sin dall’antichità rappresentano l’esorcismo per eccellenza, le forze cui ci si affida per scacciare il male e lasciare che il bene arrivi con l’anno nuovo.
Prima e dopo la festa, praticamente sempre, l’ospite di questa terra, da tanti anni ormai leader in fatto di accoglienza, potrà rilassarsi beneficiando delle sue spettacolari terme. Bagni, fanghi, massaggi, per una completa “remise en forme” fisica e spirituale, che solo Ischia è in grado di garantire, tra l’altro, a prezzi assolutamente convenienti!

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