La Pieve di Polenta, gioiello romanico a Bertinoro

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A rendere celebre questo luogo di culto è stato anche il poeta Giosuè Carducci che ne scrisse in una poesia

La Pieve di San Donato in Polenta, immersa fra le colline di Bertinoro (Forlì-Cesena), è uno degli esempi più autentici di architettura romanica rurale della Romagna. Dedicata a San Donato vescovo e martire (protettore di Arezzo), questa chiesa, che affonda le sue radici nel primo Medioevo, è diventata celebre grazie anche alla penna di Giosuè Carducci, che ne celebrò la bellezza nei suoi versi “La Chiesa di Polenta”.

Il poeta la visitò nel 1897 e ne rimase talmente affascinato da dedicarle l’ode in cui la definisce “santuario di memorie italiche”: la poesia, incisa su una lapide posta all’esterno della chiesa, contribuì alla fama di questo luogo, simbolo di fede e arte. La tradizione lega alla chiesa anche la figura di Dante Alighieri, che fu ospitato dalla famiglia da Polenta, a Ravenna, negli ultimi anni della sua vita. Sebbene non vi siano documenti certi, si racconta che il Sommo Poeta abbia frequentato questi luoghi.

Costruita tra l’VIII e il IX secolo su un sito di culto più antico, probabilmente un tempio romano, la chiesa attuale ha preso forma tra l’XI e il XII secolo. Alcune delle pietre utilizzate nella costruzione, tra cui colonne e capitelli, provengono da edifici pagani preesistenti, in un tipico esempio di spolia medievale. La sua facciata, semplice e austera, è realizzata in pietra arenaria locale e mattoni, con un portale centrale sormontato da una piccola apertura e un campanile che si integra armoniosamente. Quest’ultimo fu ricostruito tra il 1898 e il 1899, proprio grazie ai diritti d’autore dell’ode carducciana (a ricordo dell’evento, una copia della poesia è stata murata nelle fondamenta della torre campanaria).

L’interno della chiesa, a tre navate divise da colonne e pilastri, presenta archi a tutto sesto e una copertura lignea a capriate, pavimento in cotto (parzialmente rifatto ma ancora dal carattere rustico originario) e abside semicircolare. Senza affreschi medievali superstiti, la Pieve racconta l’autenticità di un’architettura pensata per la fede: l’ambiente, spoglio e austero, invita alla meditazione e rimanda all’atmosfera del romanico, lontano dai fasti dell’arte barocca o gotica. Di grande pregio sono la cripta, un tempo adibita probabilmente a tomba di un personaggio o famiglia illustre, l’acquasantiera in arenaria (di epoca tardo-romanica) e i capitelli (10), in gessite, ornati con motivi dell’arte longobarda e con richiami a quella bizantino-ravvenate. Fra le figure che meglio si distinguono ci sono animali fantastici, soggetti umani e intrecci vegetali che testimoniano la sapienza degli scalpellini medievali.

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Oltre al grande valore storico e artistico, la Pieve è luogo di culto e raccoglimento. Ogni anno ospita eventi religiosi e concerti di musica classica e corale, grazie all’acustica perfetta e all’atmosfera unica dell’edificio. Seppur non inserita nei grandi cammini religiosi, è anche tappa spirituale per pellegrini e camminatori, in itinerari secondari della Via Romea Germanica (cammino medievale di oltre 2mila km che attraversa 3 paesi -Germania, Austria e Italia- in 94 tappe).

A fianco della chiesa, un bel sagrato con alberi ospita un’erma in marmo del Carducci; sui muri esterni della pieve e dell’adiacente canonica che si affacciano su questa piazzetta sono invece apposti gli stemmi di oltre 30 Comuni d’Italia (fra cui Firenze, Urbino, Torino e San Marino) mentre sulla facciata di chiesa e campanile, nel corso dei decenni, sono state poste quattro lapidi fra cui quella per celebrare i 700 anni dalla nascita di Dante Alighieri.

La chiesa custodisce anche un patrimonio di leggende e racconti popolari. Si narra, ad esempio, di una dama bianca che apparirebbe nelle nebbie autunnali lasciando dietro di sé un profumo di lavanda: il suo spirito inquieto sarebbe quello di Francesca Da Polenta, immortalata da Dante nella sua Divina Commedia. Ma si racconta anche di una candela miracolosa che non si sarebbe mai spenta, ardendo giorno e notte all’interno della chiesa, sino a quando venne profanata durante le guerre napoleoniche. Alcuni ricordano infine la storia di una vecchia guaritrice, vissuta tra ’600 e ’700, che si recava a pregare nella Pieve lasciando erbe curative, ritenute miracolose, sull’altare.

La chiesa, in via Polenta 477, è visitabile tutti i giorni dalle 9 alle 17.

Pieve di San Donato in Polenta, Bertinoro (FC) – (Foto © Sonja Vietto Ramus)
Pieve di San Donato in Polenta, Bertinoro (FC) – (Foto © Sonja Vietto Ramus)
Pieve di San Donato in Polenta, Bertinoro (FC) – (Foto © Sonja Vietto Ramus)
Pieve di San Donato in Polenta, Bertinoro (FC) – (Foto © Sonja Vietto Ramus)
Pieve di San Donato in Polenta, Bertinoro (FC) – (Foto © Sonja Vietto Ramus)
Pieve di San Donato in Polenta, Bertinoro (FC) – (Foto © Sonja Vietto Ramus)
Pieve di San Donato in Polenta, Bertinoro (FC) – (Foto © Sonja Vietto Ramus)
Pieve di San Donato in Polenta, Bertinoro (FC) – (Foto © Sonja Vietto Ramus)
Pieve di San Donato in Polenta, Bertinoro (FC) – (Foto © Sonja Vietto Ramus)
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