Il cuore selvaggio dell’Appennino centrale, racchiude massicci montuosi che da sempre affascinano per la loro natura aspra e primordiale. La Majella, considerata la “montagna madre”, è molto sacra agli abruzzesi, ed è considerata un tesoro naturale dell’Abruzzo. Questo fin da tempi antichi: già “padre di monti” per Plinio il Vecchio, culminante nel Monte Amaro, seconda vetta dell’Appennino, e il Monte Morrone, prediletto – nella loro ascetica ricerca di silenzio e ispirazione – dagli eremiti come fra Pietro, Papa all’Aquila col nome di Celestino V.
Il Parco racconta della frequentazione umana fin da epoche remote: pitture rupestri nelle grotte, eremi, santuari, abbazie, capanne pastorali e pregevoli centri storici. Siamo nel regno del lupo, dell’orso, del camoscio e di autentiche rarità floristiche, uno scrigno di magie da godere in ogni stagione dell’anno.
Cosa vedere nel Parco nazionale della Majella
L’abbazia di S. Martino in Valle nella gola di Fara S. Martino; Le gole della Valle dell’Orfento; Il Bosco di S. Antonio; Gli eremi di S. Bartolomeo e S. Spirito a Majella; Le escursioni sulle tracce di lupi e camosci; Le alte quote della Majella; Guardiagrele; L’eremo di S. Angelo di Palombaro; La passeggiata dal Blockhaus alla Tavola dei briganti; La montagna del Morrone; Pescocostanzo e i sui artigiani; S. Liberatore a Majella e le tombe rupestri; S. Onofrio al Morrone e il tempio di Ercole Curino; I borghi d’arte di Sulmona e Pacentro.