La Pasqua marchigiana dall’antipasto al dolce è un trionfo di tradizioni contadine, familiari e religiose di un territorio ricchissimo dal punto di vista gastronomico. Ogni provincia ha le proprie tipicità tutte da scoprire, ma le parole chiave sono tre: agnello, uova, dolci di Pasqua.
- Il venerdì Santo in tavola vede protagonista lo stoccafisso, la cui preparazione cambia da zona a zona con una costante, le patate di accompagnamento.
- Il sabato Santo è tipica per colazione la coratella d’agnello (fegato, cuore e polmoni), cotta in padella con olio, rosmarino e cipolla, spruzzata con il succo di limone e servita molto calda.
- La domenica di Pasqua per colazione c’è la frittata, con la “mentuccia”, una ricetta della parte montana delle Marche, che secondo la tradizione viene bagnata con un po’ di acqua benedetta e in alcune zone la “mentuccia” è sostituita dagli asparagi o dalla vitalba. Non può mancare la Pizza di Pasqua o Pizza con il formaggio – tipica pietanza pasquale diffusa in tutta la regione – una sorta di panettone salato – a base di formaggio.
A pranzo poi il “panbollito di Pasqua”, che viene preparato facendo un sugo con olio, aglio, prezzemolo, pomodoro spezzettato o passata e l’agnello a piccoli pezzi. In una pentola bassa e larga vengono disposte le fette di pane alternate alla pizza di Pasqua, e ogni strato viene bagnato con brodo, sugo e uova sbattute con il formaggio grattugiato, da servire molto caldo.
Tra i dolci al primo posto la caratteristica pizza dolce, incredibilmente profumato, grazie all’aggiunta di aromi naturali, canditi e uvetta sultanina.Nel maceratese tra Loro Piceno e San Ginesio, tipico è l’agnello dolce. Pasta frolla dalla forma d’agnello con un ripieno di cioccolato, mandorle tritate, uova, zucchero e canditi; ricoperto con una glassa di zucchero a velo e albumi montati. Una ricetta custodita gelosamente delle monache fino a qualche decennio fa e oggi è patrimonio di un’artigiana di Loro Piceno, che regala ancora i suoi sapori antichi e genuini. - Il lunedì dell’Angelo il posto d’onore è per le ciambelle di Pasqua: le “vergare”, le donne di casa marchigiane, iniziavano ad impastare queste ciambelle il giorno della Passione di Cristo, le facevano riposare il sabato per poi cuocerle il giorno di Pasqua.
Foto di copertina @Regione Marche