Carrara e il suo marmo

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Carrara è la città più a nord della Toscana, bella e preziosa quanto il suo marmo. Un luogo intimo e disincantato, che merita una visita. Attraversando la centrale Via Roma si raggiunge l’Accademia di Belle Arti, un ateneo pubblico in cui protagonista assoluta è la scultura.

Proseguendo si incontra piazza Duomo che prende il nome dall’edificio che la domina, il Duomo, dedicato a Sant’Andrea. La sua facciata è interamente rivestita di marmo bianco lunense alternato a delle fasce di marmo nero di Colonnata. Poco distante si apre Piazza Alberica, centro economico e culturale che affascina per la sua ampiezza, per i suoi palazzi d’impronta sei-settecentesca dipinti d’arancione e intense cromie rosse e per gli sfarzosi ornamenti in marmo. Qui è affascinante camminare su una pavimentazione ricoperta da tarsie marmoree provenienti dalle vicine cave delle Alpi Apuane.

E proprio questi monti sono l’anima della città, che forgiano il carattere a gente forte, dura, grezza ma autentica, abituata al fango, all’umido e al caldo cocente. Suggestivo ed unico è il panorama sui bacini marmiferi: dal piazzale dei Fantiscritti, dove è possibile visitare la Cava Museo Fantiscritti, nei pressi dei Ponti di Vara, lungo il tracciato della ex Ferrovia Marmifera si compie uno spettacolare viaggio che cambia la visuale con la complicità del cielo. Le gallerie scavate nella roccia si alternano a versanti bagnati dal sole, a tratti docili, a tratti impervi. Tra queste rocce magiche rivive ogni giorno l’estrazione dell’oro bianco, il pregiato marmo bianco di Carrara, già in epoca preromana conosciuto e utilizzato per statue e architetture. I carrarini conservano ancora oggi una straordinaria conoscenza di questo materiale, la cui estrazione e lavorazione è molto difficile, e per questo motivo, non facilmente copiabile.

Bacino di Torano

Un itinerario meno noto ma degno di nota è quello alle spalle del paese di Torano, per l’occasione di fiori vestito, dove si trovano le più importanti cave della regione da cui si ricava un eccellente marmo statuario bianco. Il sito, collocato nella valle del Pianello, a buon diritto denominata la Valle dei Marmi, è il bacino di Pescina – Boccanaglia. Superato il bivio per Lorano, la strada continua in salita per pervenire alla cava del Polvaccio, la n°46, scelta da Michelangelo e nota fin dall’antichità per il suo marmo purissimo che fu utilizzato per la costruzione della Colonna Traiana e di molti altri monumenti della Roma Imperiale.

Intorno tutto è morbido e bianco e numerosissimi sono i ravaneti, costituiti dagli sfridi delle lavorazioni, che scendono e coprono interamente il fondovalle; una immensa quantità di marmo utilizzata per ricavarne sottoprodotti. Interessante è andare alla ricerca di minerali che, grazie alle caratteristiche morfologiche della zona, sono particolarmente pregiati. I minerali del marmo di Carrara sono, infatti, tra i più conosciuti e apprezzati per la perfezione della forma dei cristalli e la loro incredibile trasparenza e purezza. La bellezza di questi minerali è sicuramente messa in evidenza dalla matrice di marmo bianco che ne amplifica i colori e la forma.

Cava Lorano II, cava in galleria

Il panorama offre molteplici angoli d’interesse: si può osservare le cave a cielo aperto, dove la coltivazione avviene lungo la facciata del monte, oppure entrare in una cava in galleria. <In questo caso> riferisce Fabrizio Bardini “la coltivazione è più difficile e costosa, si entra nel cuore del monte per raggiungere i filoni più profondi. Ne è un esempio la Cava Lorano II (nella foto), attiva dal 1985 per l’estrazione del pregiato Marmo Bianco di Carrara e il Bardiglio Nuvolato Apuano. Chi lavora in cava conosce ancora oggi la fatica e il sacrificio e lo racconta con orgoglio, ci si conosce tutti e ci si aiuta, come una famiglia, ci si sporca le mani, proprietari e cavatori ogni giorno affondano insieme i piedi nel fango”.

Colonnata, lardo nelle conche di marmo

In questo scenario unico al mondo ogni anno si rinnova l’appuntamento con la rievocazione della lizzatura storica, l’antico sistema di trasporto del marmo. Con un duro lavoro e con manovre difficili da eseguire, una squadra di cavatori fa scendere manualmente un blocco di oltre 20 tonnellate come si usava un tempo dalla via di lizza, superando una pendenza del 50%, dal piazzale di cava fino al piano caricatore. Per concludere non può mancare un assaggio del ‘cibo dei cavatori’, che necessitavano di grandi riserve energetiche, il famoso “lardo di Colonnata“. Camminando lentamente lungo i vicoli di questo paesino d’altri tempi si respira il profumo dei laboratori che nelle vasche di marmo lavorano il lardo con sale, spezie ed erbe aromatiche (nella foto). Un respiro che ti riempie, in un angolo di mondo tra cielo e mare, tra montagne tanto belle quanto sfigurate, che ti legano a sé in modo viscerale e che trasudano di storia invitando all’abbraccio e al perdono. Ci vediamo lassù.

Articolo redatto da Stefania Bacchini

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