“Perigord” dove i colori trattengono il respiro del tempo

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Spesso, è nelle giornate di pioggia che incubano le migliori idee di viaggio. Poi, talvolta, una telefonata s’incarica di farle venire alla luce.

E’ un mattino italiano, di quelli freddi e piovosi, come tanti in questa stagione.
Un uomo telefona alla donna della sua vita. Non dice ciao.  Non ricorre a nessuno dei codici linguistici di cui si nutre la loro complicità. Senza una ragione apparente sussurra nel cellulare: ”Cosa faremmo se avessimo certezza che domani il mondo finisce davvero?
Non c’è modo di sapere se sia un gioco oppure no.  Ma, la risposta, nella sua inattesa semplicità, è: “Ce ne andiamo in un posto bello”.

Se esistesse un dio dei viaggi, a chi è capace di tanto delicato ottimismo, potrebbe far dono del Perigord.

Se non ne avete mai sentito parlare, cercatelo dove è sempre stato, ai confini dell’Aquitania raggiunta dalle legioni romane agli ordini di un giovane Cesare.
Appuntate lo sguardo sul sud ovest  francese e prendendo a punto di riferimento Bordeaux, seguite le spire azzurre della Dordogna, il fiume che battezza l’omonimo dipartimento e lo troverete.

Qualcuno si incaricherà di raccontarvi che la toccante varietà dei suoi paesaggi induce a distinguere un Perigord verde, da uno bianco e un Perigord nero da uno  rosso. Ma quale che sia il colore cui  vanno le vostre preferenze, vi basti sapere che quest’angolo di Francia, nel suo insieme, è un balsamo per l’anima di raffinata e selvaggia bellezza. Curare le paure con la bellezza, nel Perigord, può regalare certezza di senso.

I Castelli del PerigordProvate ad immaginare una terra punteggiata da più di mille castelli, come quelli di Fenelon e di Castelnaud, e poi boschi di querce scure come non ne avete mai viste. Provate a raffigurarvi alcuni dei più incantevoli villaggi medievali intatti, quali: Brantòme, Beynac, Domme o l’incredibile Roque Gageac.  E ancora grotte preistoriche, abbazie in cui romanico e gotico si sovrappongono, o i giardini incantati di Eyrignac o Marqueyssac.

Provate pure, ma non basterà, se non avete dimestichezza con tavolozza e colori. Mancherebbero le variazioni di luce, sotto un cielo veloce, delle pietre bianche delle accoglienti città d’arte di Perigueux e Sarlat. Mancherebbero i branchi di mitiche oche, i campi coltivati con sette tipi diversi di fragole, il profumo del tartufo nero più pregiato di Francia e troppo altro.

Lasciatevi irretire dall’alito umido del tempo quando, lungo la valle della Vezerèla valle dell’umanità”’, si schiuderanno al vostro sguardo  le più affascinanti grotte paleolitiche d’Europa. Visitare le grotte di Lascaux e Rouffignac, anche con le limitazioni di salvaguardia esistenti, si rivelerà un’esperienza unica.   Inciampare, meravigliati, nei primi  vagiti dell’arte dell’uomo, in quella che qualcuno ha definito ‘‘la cappella Sistina della preistoria”, forse, rimodellerà la vostra stessa idea di ”primitivo”.

E mentre la penombra  delle pitture parietali dell’homo sapiens  ancora  impressiona la rètina, concedetevi l’economico lusso, in quel tripudio di fiumi e ruscelli che è il Perigord, di andare incontro a  rive dolci di fiume e fianchi di falesie a strapiombo a bordo di  una canoa o di una tipica gabarra.

I colori del PerigordVi sono pochi luoghi al mondo, come il Perigord,  in grado di restituire ciò che più si approssima all’utopia di un equilibrio  tra lo scorrere del tempo umano e l’incanto di una natura sontuosa che, come uno scrigno geloso, conserva e disvela, assumendo gradazioni diverse.

Recandosi alle case a graticcio della storica Bergerac o alla “bastiamedievale di Monpazier, il porpora dei rinomati vigneti che si distendono  a perdita d’occhio lungo morbide colline, darà segno di se. Allora si farà fatica, guardandosi attorno, a credere che in mezzo a tanta bellezza Inglesi e Francesi si siano potuti lungamente scannare nel corso della ‘Guerra dei Cent’anni’.

In una intervista di qualche anno fa, lo scrittore argentino Osvaldo Soriano ipotizzò, non senza qualche ragione: ”…in un certo senso, la storia è morosa come i sogni.
Forse, in tempi dove un presente opprimente pare aver divorato il futuro, tutti dovremmo cercare la strada  per  provare ad andare a riscuotere il nostro credito dalla storia, e perché no, anche dai sogni.

Articolo curato da Giovanni Carbone

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