Vi sono vite, occorre ammetterlo, che finiscono per fecondare di se i luoghi che decidono di abitare, rendendoli , in qualche modo, dei luoghi migliori.
Provate a chiedervi, se vi sia qualcosa in grado di accomunare un povero pastore provenzale del secolo scorso ed una genovese giramondo che ha un suo spazio nella storia della fotografia?
Se il pastore fosse quello narrato in un libretto intitolato: “L’uomo che piantava alberi” e se la fotografa fosse un’ anziana signora che risponde al nome di Lisetta Carmi, allora rispondetevi pure di si, senza paura di sbagliare.
Il pastore raccontato da Jean Jono, spese l’ intera vita nel governo delle greggi dedicandosi, con una devozione ostinata, ad un unico compito apparentemente insensato: piantare, ogni giorno, cento ghiande.
Tanta commovente costanza, ebbe il potere di mutare il volto di un vasto altopiano francese. Dove prima c’era la monotonia di immensi spazi brulli colonizzati da un’ erba stenta sferzata dal vento, ora si estendeva, ed ancora si estende, una foresta di querce.
Lisetta Carmi, oggi novantenne, è una donna che nel corso di una vita intensa non ha piantato ghiande, ma solo i suoi occhi curiosi sul mondo, prima di decidere di andare ad abitare a Cisternino, nella Murgia pugliese.
Qualcuno, forse non a torto, osservando la Val d’Itria ha vagheggiato di un umanesimo della pietra. Deponete, pertanto, ogni ansia. Stiamo per fare ingresso nel cuore della Murgia dei trulli, uno spazio sospeso tra i biancori accecanti di quelle delizie di architettura popolare che rispondono ai nomi di Cisternino, Locorotondo, Martina Franca.
Sotto un cielo che è anticipo di est, preparate per tempo lo sguardo a contenere tutto l’incanto del generoso rosso di una campagna ricca di oliveti ed interamente ricamata dal gioco antico e sapiente dei muretti a secco. Saranno questi, come orli di un labirinto fantastico, che finiranno per condurvi a ciò che dall’alto può facilmente essere scambiato per accampamenti di tende di un esercito inesistente.
Quando sarete vicini, in Contrada Potarino a circa tre chilometri da Cisternino, li riconoscerete per quello che sono, anche se non li avete mai visti da vicino.
Trulli bianchi, magie coniche di una remota scienza dell’abitare contadino e forse non stupireted’incontrare in mezzo ad essi un impensabile frammento d’India: l’Ashram voluto da Lisetta Carmi.
Probabilmente, non è del tutto casuale se il suggestivo connubio tra il cremisi di un tempio indù, con il suo profumo di essenze distanti, ed il candore dei trulli si sia consumato senza contrasto in questo lembo di Puglia, la più orientale delle nostre regioni.
Forse, per compiere il miracolo, necessitavano gli stessi occhi curiosi che, agli inizi degli anni sessanta, avevano spinto Lisetta ad abbandonare una promettente carriera di pianista per andare a vivere, nella sua Genova, nel ghetto di Via del Campo, abitato da una delle prime comunità di travestiti italiani. Le stesse “graziose” cantate da Fabrizio de Andrè e da lei immortalate in foto umanissime e meritatamente famose.
Di sicuro, non è del tutto casuale che quegli stessi occhi che si sono posati sul mondo, abbiano scelto, per costruire un monumento alla tolleranza, la VAL D’ITRIA. Una valle che deriva il nomedal culto bizantino della madonna Odigitria, protettrice dei viandanti.
Certo l’Ashram di Lisetta, conosciuto come “Centro Spirituale Bhole Baba” dove ciascuno può pregare liberamente il Dio della sua religione , non ha cambiato la bellezza della Murgia sud orientale. ma con la sua testimonianza di tolleranza l’ha resa, se possibile, un luogo migliore.
Un luogo che, con tutta la discrezione di cui siamo capaci, non potevamo non segnalare come esempio riuscito di “deriva continentale”.